Monologo scritto per la rassegna Lo Specchio di Narciso – la figura maschile tra mito e contemporaneità, per la Compagnia Il Carro dell’Orsa. Bello e impossibile è proprio Narciso.
Una delle leggende che lo riguardano ci dice che aveva una gemella che morì. Specchiandosi nel fiume, gli parve di rivedere il volto della gemella, e per raggiungerla gli capitò di annegare…
Naturalmente la mia interpretazione è un po’ diversa. Per il mio Narciso mi sono rifatta al mito e al Dorian Gray di Wilde, ma poi la mia storia rivisita anche la storia della gemella di Narciso, e infatti lui racconta:
“…Un giorno, poco tempo fa – mi accadde una cosa preoccupante: passavo di fianco a una vetrina, guardai dentro… e mi vidi – ero io – ma vecchio, il mio volto segnato dal pensiero, solcato dalla vita, inciso dalle passioni… Poi quell’immagine di me scomparve. Mi chinai su uno specchietto retrovisore di una macchina – e mi rincuorai: ero sempre lo stesso; bello, levigato e giovane… Non ci pensai più, fino a che… mi rividi, vecchio e sorridente, allontanarmi sul finestrino di un autobus… e un’altra volta ancora, sulla finestra di una casa – vecchissimo, coi capelli lunghi e bianchi, chino su un libro…
Finalmente, un giorno, mi ritrovai faccia a faccia con quell’immagine di vecchio sorridente… e fra noi non vi erano specchi, schermi, superfici riflettenti, pozze d’acqua… No: io – giovane e liscio e snello e bello – mi trovai all’improvviso davanti, in un giardino, me – vecchio, seduto tranquillo su una panchina, con indosso un vecchio caftano a fiori a nascondere la mia grassezza… “Ciao, Narciso!” – mi disse il vecchio. E, visto il mio sguardo stupito, continuò: “Non avrei potuto non riconoscerti, Narciso: ho avuto il tuo stesso aspetto –oh, molto tempo fa…”
… e l’incontro con la gemella creduta morta porterà a un tragico finale.
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