Nasce nel 1907 a Pachino in provincia di Siracusa. Seguendo poi con la famiglia il padre consigliere di Prefettura, trascorre i suoi primi anni a Siracusa, a Ispica (allora Spaccaforno), a Modica (dove ambienterà il suo primo romanzo L’amico del vincitore ), a Paternò e poi per molti anni a Catania dove completa i suoi studi.
Nel 1920 il padre viene trasferito alla Prefettura, a Catania, dove la famiglia risiederà definitivamente, tanto che Vitaliano verrà considerato da molti “scrittore catanese”. Due anni dopo pubblica su il Giornale dell’isola, di cui, ancora studente universitario, diventerà redattore, le sue prime poesie. Si iscrive al P .N .F Nel 1928 – Pubblica “Fedor” , composto tra il 1924 e il 1925 “fra i diciassette e i diciannove anni. Esso conosce tutti i miei segreti più delicati: le sue pagine sono numerate coi giorni della mia adolescenza”, come scrive nella dedica a Giuseppe Antonio Borgese.
Nel 1929 si laurea a Catania con la tesi “Federico De Roberto, critico, psicologo e novelliere” con il massimo dei voti e la lode. Comincia a collaborare al quotidiano romano “Il Tevere” diretto dall’allora famoso giornalista siciliano Telesio Interlandi. Nel 1930, al salone Margherita di Roma viene rappresentato il suo mito in un atto “Everest” dalla Compagnia dei Giovani diretta da Stefano Landi (pseudonimo di Stefano Pirandello, figlio di Luigi Pirandello}.
Nel 1932 pubblica il suo primo romanzo “L ‘amico del vincitore” e il dramma “Piave” a cui viene assegnato il premio Fausto Maria Martini, rappresentato con la regia di Anton Giulio Bragaglia lo stesso anno al teatro Valle di Roma dalla compagnia di Renzo Ricci. Pubblica su la rivista Il Convegno “un’opera inquieta e non conformista” intitolata “Il viaggiatore dello sleeping n. 7 era forse Dio?” che ebbe sporadiche rappresentazioni. Collabora al “Popolo d’Italia”.
Nel 1933 diventa a Roma, dove si è trasferito, redattore capo del nuovo settimanale “Quadrivio” fondato e diretto dal già citato Telesio Interlandi, siciliano, famoso giornalista di allora e direttore del quotidiano “Il Tevere”, con vice direttore Luigi Chiarini.
Nel 1934 pubblica su “Quadrivio” il dramma “L ‘urto” destinato a essere “rappresentato in un grande stadio per il grande pubblico”, ma che non fu mai rappresentato.
Pubblica il romanzo “Singolare avventura di viaggio”, recensito negativamente dal Chiarini sullo stesso “Quadrivio” per cui Vitaliano si dimette poco dopo dal giornale. Il romanzo, che nel 1987 verrà inserito nel primo volume delle sue opere (Ed. Bompiani) a cura di Leonardo Sciascia, viene ritirato dalle librerie con l’accusa di immoralità, il che acuisce la crisi già latente dello scrittore riguardo alla sua posizione nella società fascista. Tuttavia per qualche tempo continua la sua collaborazione al settimanale.
Torna in Sicilia nel 1935 e si prepara per il concorso alla cattedra di italiano e storia per gli Istituti magistrali, che vincerà. L’anno seguente ritorna a Roma dove diventa amico di scrittori che facevano la fronda al Fascismo, come Leo Longanesi direttore del settimanale “Omnibus” a cui comincia a collaborare. Nel 1937, avendo vinto il concorso sopra ricordato, torna in Sicilia, assegnato all’Istituto magistrale di Caltanissetta. Pubblica il libro di novelle “In cerca di un sì” , l’anno in cui ha inizio la seconda guerra mondiale.
1940- 1944 – Per la nazione sono gli anni della guerra, una guerra che gli antifascisti e molti italiani sperano che l’Italia perda, perché segnerebbe, come difatti accadde, la fine del fascismo e del nazismo. Fra questi Vitaliano, la cui attività in questo periodo è la seguente:
- pubblica i romanzi “Gli anni perduti” e “Don Giovanni in Sicilia”, entrambi nel 1941 ;
- pubblica l’antologia da lui curata “Giacomo Leopardi, Società, Lingua e Letteratura d’Italia” (1941) e una scelta antologica delle “Memorie d’oltretomba” di Chateaubriand da lui tradotte (1942);
- scrive molti racconti pubblicati in vari giornali, come “Il bacio” , “Singolare avventura di Francesco Maria” , “Un bel sogno” , che poi verranno inseriti in alcune raccolte di suoi racconti;
- viene rappresentata la sua commedia in sei quadri “Le trombe di Eustachio” (1942) al teatro dell’Università di Roma, dove, durante le prove, conosce Anna Proclemer;
- inizia (1942) la sua attività come soggettista e sceneggiatore cinematografico;
- pubblica nel 1943 “I piaceri – Parole all’orecchio” e nello stesso anno al Teatro delle Arti di Roma la sua commedia “Don Giovanni involontario” deve essere sospesa alla quinta replica per l’intervento di una squadra fascista.
- ritorna a Catania (aprile 1943), anche per sottrarsi alle minacce dei fascisti (lo volevano mandare a lavorare nelle miniere di Carbonia) raggiungendo la famiglia sfollata, per i continui micidiali bombardamenti aerei alla città, prima a Viagrande e poi a Zafferana (due ridenti paesi etnei) dove assiste all’entrata di una parte delle truppe anglo-americane che avevano invaso la Sicilia;
- a Viagrande scrive la commedia “Le nozze difficili” , rimasta chiusa nei cassetti di V. Nel 1972 viene pubblicata in parte nel volume “Il teatro di Vitaliano Brancati” di Vanna Gazzola Stacchini.
1946- Preceduto da non poche lettere che sono state in parte pubblicate nel libro “Lettere da un matrimonio” , sposa il 22 luglio Anna Proclemer. Gli viene assegnato (19 novembre) il Premio Vendemmia per “Il vecchio con gli stivali”, pubblicato in quell’anno insieme con altri racconti e dal quale sarà tratto nel 1948 il film “Anni difficili” diretto da Luigi Zampa.
Pubblica “I fascisti invecchiano” (edit. Longanesi). Per il quotidiano “Tempo” di Roma inizia un’inchiesta in sei puntate, di cui tre nel 1947, intitolata “Siciliani difficili a spiegarsi”.
Su “Tempo illustrato” di Roma inizia la pubblicazione del “Diario romano”, che sarà in gran parte raccolto in volume nel 1961 (Bompiani). Ritorna a pubblicare sul “Corriere della sera”, nel 1948, dopo la pausa dovuta agli eventi bellici. Pubblica su “Botteghe oscure” la commedia “Raffaele” che ha problemi con la censura e che andrà in scena solo nel 1961 a Padova e poi a Roma, con la regia di Daniele Danza, interpreti principali Gino Cervi e Massimo Girotti. Il romanzo “Il bell’Antonio” (a cui nel 1950 viene assegnato il “Premio Bagutta”), viene pubblicato a puntate su “Il Mondo” nel 1948, e poi pubblicato in volume quello stesso anno.
Nel 1950 pubblica su “Il Mondo” la commedia “Una donna di casa”, rappresentata quello stesso anno al teatro Odeon di Milano. Scrive la farsa in versi “Il tenore sconfitto”, un atto musicato da Vincenzo Tommasini e rappresentato al teatro Eliseo di Roma con scene di Renato Guttuso. 1951-1952 -Scrive la commedia “La Governante” (1951) la cui rappresentazione viene proibita dalla censura, per cui la pubblica in volume (1952) presso l’editore Laterza, facendola precedere dal pamphlet “Ritorno alla censura”. La commedia sarà rappresentata per la prima volta nel 1965 al teatro Duse di Genova.
A Parigi tiene una conferenza sul tema “Le due dittature”. Annuncia all’editore Valentino Bompiani la stesura di tre romanzi che avrebbero avuto come comune intestazione “I Siciliani” . Dei tre romanzi riesce a scrivere soltanto “Paolo il caldo”, pubblicato, per altro, senza i due capitoli finali (descritti da V. in una nota a parte), postumo nel 1955 con la prefazione di Alberto Moravia. 1954 – Muore (25 settembre) in una clinica torinese per le impreviste, ma a quanto pare prevedibili, conseguenze di. un’operazione chirurgica al torace, eseguita da un famoso chirurgo di allora, Dogliotti, per l’asportazione di una ciste dermoide. I funerali avvengono a Catania il 29 e lo stesso giorno l’amico deputato comunista Pompeo Colajanni lo commemora all’Assemblea Regionale Siciliana, che in segno di lutto sospende per un momento la seduta.
Nel 2003, l’opera completa di Brancati viene pubblicata in due volumi nella prestigiosa raccolta “I Meridiani”.
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