Questa commedia fu scritta nel 1952 e subito censurata. La scusa era quella del tema – allora molto scottante – dell’omosessualità, anche se mio padre sosteneva che «La sostanza della vicenda è più la calunnia che l’amore fra le due donne». Ma sullo sfondo di un complesso discorso sull’etica e sulla responsabilità individuale, il testo è pieno di accenti polemici contro l’ipocrisia dei benpensanti cattolici, il filocomunismo borghese, i principi della Sicilia baronale e contro la censura stessa.
[Ricordiamo la battuta di Alessandro Bonivaglia: «Moralità? La moralità italiana consiste tutta nell’istituire la censura. Non solo non vogliono leggere o andare a teatro, ma vogliono essere sicuri che nelle commedie che non vedono e nei libri che non leggono non ci sia nessuna delle cose che essi fanno e dicono tutto il giorno. »]
Mio padre è morto nel 1954. La Governante è andata in scena per la prima volta a Parigi nel 1963. Per poterla presentare in Italia, mia madre ha dovuto aspettare l’abolizione della censura. Il debutto italiano è avvenuto il 22 gennaio 1965, protagonista mia madre, Anna Proclemer, e un grande Gianrico Tedeschi nel ruolo di Platania. La regia era di Giuseppe Patroni Griffi, già noto drammaturgo, alla sua prima prova come regista.
La vicenda è imperniata su Caterina Leher, governante francese assunta in casa Platania, famiglia siciliana e borghese trapiantata a Roma. Leopoldo, il patriarca, ha sacrificato la vita di una figlia, morta suicida, ai pregiudizi della sua morale. Caterina è calvinista e viene considerata da tutti un modello d’ integrità. Vive però segretamente la propria omosessualità, una «colpa» a cui si aggiunge quella d’ aver attribuito a una giovane cameriera dei Platania le proprie stesse tendenze, causandone il licenziamento. Caterina si sente responsabile della morte della ragazza, coinvolta in un incidente mentre tornava al Sud: un peccato che la governante deciderà di espiare con il suicidio.
Questa commedia è stata ripresa più volte da mia madre con Tedeschi, e poi, nel 1984 da Turi Ferro e Carla Gravina (regia di Luigi Squarzina, scena e costumi di Alberto Verso).
Nel 1994 è stata presentata da Paola Pitagora, prima a fianco di Gabriele Ferzetti e poi di Pippo Pattavina – regia di Giorgio Albertazzi che riprendeva il ruolo che aveva interpretato nell’edizione del debutto: quello dello scrittore Bonivaglia. Nella stagione successiva, Albertazzi passava ad interpretare il ruolo di Platania, sempre a fianco di Paola Pitagora.
Nella stagione 2001-2002 è stata messa in scena dal Teatro Stabile di Catania: interpreti Andrea Johnasson e Pippo Pattavina. Regia Walter Pagliaro.
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Penso che, oltre ad essere il dramma della calunnia, è anche quello del rimorso e del giudizio contro se stessi, della violenza della società verso l’individuo.
Buongiorno, Antonia. Intanto Le sono vicino in questi momenti di grande dolore. La grandissima Anna Proclemer ci ha lasciato e RAI5 ci ha regalato un edizione “classica” in bianco e nero de “La governante”. Aggiungo solo che quest’opera è stata la mia prima volta a teatro, nei primi anni ’70 al Teatro Massimo di Cagliari, credo con la stessa identica compagnia. Mi sono innamorato del teatro , italiano e poi nordamericano, anche se poi sono diventato ingegnere…
La saluto cordialmente
Complimenti per il sito internet
Piero Mulas
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