Jezebel, titolo originale del film “La figlia del vento” , è stato uno dei maggiori successi di Bette Davis, che ottenne di fare questo film, ambientato in Louisiana, facendosi praticamente “scrivere addosso” la parte della capricciosa protagonista, dopo che le avevano negato il ruolo di Rossella O’Hara in “Via col vento”.
Il film è del 1938, ma la Davis non ha perso nulla della testardaggine del suo personaggio quando, nel 1985, si presenta a casa di Elizabeth Fuller per rimanervi un giorno, forse due – e vi si trattiene per più di un mese.
Da questo evento – improbabile, ma fin troppo reale – la scrittrice Elizabeth Fuller ha tratto una commedia molto divertente a due personaggi: uno è lei, la padrona di casa, e l’altro è la divina, terrificante, leggenda dello schermo: Bette Davis.
Come descrisse la situazione il marito della Fuller: “Margo Channing (Di “Eva contro Eva”) venne a cena… Baby Jane rimase a colazione!”.
La commedia è stata rappresentata in tutto il mondo, sia con due attrici, che con un’attrice e un attore en travestì per il ruolo della Davis.
La storia ha inizio quando un amico comune si presenta a cena a casa di Elizabeth Fuller chiedendo se può portare con sé una vecchia amica. Sorpresa: la vecchia amica in questione è Bette Davis! La Davis richiama la mattina dopo per ringraziare Elizabeth per la splendida cena (anche se il pollo era così crudo da aver paura di venirne beccati) e per chiedere se, visto che a New York c’è uno sciopero degli alberghi, non potrebbe per caso venire ospitata a casa di Elizabeth per un paio di giorni, massimo tre. Fuller, una grande fan della Davis, non riesce a dire di no.
I guai cominciano subito: la Davis arriva su una lunghissima limousine, (e 18 valige Vuitton la seguono su una station wagon) e comincia subito a dominare la vita di Elizabeth, di suo marito John, e del loro figlioletto Christopher, che prende ad imitare i modi di parlare della Davis e, peggio, il suo linguaggio colorito – per non dire volgare.
Incurante di quali possano essere i desideri della famiglia Fuller, la Davis decide cosa avranno per cena, quando andare in spiaggia, cosa fare in genere – e per di più dice la sua su tutto: dall’educazione dei figli allo spiritualismo a Paul Newman e, naturalmente, alla sua arci-nemica Joan Crawford.
Con l’avanzare dei giorni diventa sempre più chiaro che la Davis è una “drogata di adrenalina” ed ha un costante bisogno di conflitti e tensioni, tanto da essere davvero felice solo quando riesce a fomentare disordini.
La famiglia attraversa un periodo di alti e bassi di umore: dalla gioia di guardare insieme il film “Jezebel, la figlia del vento” in televisione a notte fonda, all’angoscia di sentire John minacciare di andarsene di casa se non se ne andrà immediatamente la Davis.
Poi, il trentaduesimo giorno della sua permanenza in casa Fuller, lo sciopero alberghiero finisce, e la Davis se ne va – rapidamente – così come era arrivata. Ma lascia dietro di sé una splendida lettera di ringraziamento, che finisce con queste sagge parole: “Se posso darti un’altra briciola di consiglio,eccolo qua: tu sei tu. Ed io sono io. C’è una sola me. E c’è una sola te. Smettila di tentare di essere me! Sei una dannata ottima te! Con tanto affetto, Bette Davis.”
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