Colazione con cheescake e ali di pollo fritte, pranzo e cena con antipasti, sandwiches e piatti principali, ma in un diner di frontiera, tra camionisti, bevitori e avventori di passaggio, su un’autostrada della provincia inglese, si comincia dal dessert, dal finale: chi avrà spaccato la testa a Fred con una mazza da baseball?
Sospesi in un luogo liminale, al Fred’s diner si rischia di perdere la percezione della realtà, ben lontana dall’American Dream, nonostante lo stile abbagliante di un locale ispirato a un film americano anni ’50. Il testo di Penelope Skiller sembra piuttosto avvicinarsi ai Fratelli Coen e a Bergman, per gli oscuri segreti che si celano dietro alla commedia, liberatoria e claustrofobica. “It’s A Man World”, canta James Brown da un vecchio juke box posto tra il bancone, gli sgabelli alti e le pareti decorate con cartigli di cioccolatini numerati, gelido countdown della settimana che precede Natale.
La scena glamour si trasforma più volte, in un percorso a ritroso di pedine kitsch sul pavimento a scacchi, nell’attesa di una soluzione a un thriller affogato nello humour più nero, come il caffè servito ai clienti (pochi e soli) dalle tre cameriere del diner. Sono loro ad occuparsi di Fred, del suo locale e dei suoi habitué: lavano utensili, puliscono i bagni, strofinano le superfici, nel vano tentativo di cancellarne il peccato o la vendetta, calda e scura come bevande al sangue.
Esili le vite di queste donne, strette in un grembiule appuntato sul petto, in un’uniforme che le accomuna in una condizione subalterna. Sono identità differenti, tratteggiate dai riflessi della loro chioma: bionda e stretta in una coda sottile quella di Melissa, teenager figlia di Fred, obbediente ai suoi incubi e con il sogno di studiare fuori; avvolta in trendy dred rosa quella della “signorina snob” Clohe, alle prese con un rapinatore emotivo; spettinati e raccolti i capelli di Heather, donna forte segnata dal tempo, troppo vecchia per diventare “capo/a del personale”, ma non abbastanza per smettere di scrutare le stelle dalla collina con il mite Sunny.
Tutto ruota attorno a Fred, ombra goliardica in giacca di pelle e jeans, un personaggio ambiguo, apparentemente solido e affidabile, ma col vizio di bere troppo, il che può renderlo inaspettatamente violento o fin troppo sdolcinato.
Al Fred’s Diner si consumano risate funeste, troncate da un dolore costante, che forse qualcuno riuscirà a infrangere. E’ difficile sfuggire al passato, ma anche al presente, in una vita in cui la cosa più bella deve sempre ancora arrivare, e il tempo vola fino a non esistere più.
Traduzione di Enrico Luttmann.
CAST: 3U+3D
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