James Wyeth è un importante pittore, figlio di Andrew e nipote di N.C. Wyeth. Dopo aver assistito a una esibizione di Rudolf Nureyev, lo incontra a una festa e lo esorta ad accettare di posare per lui, per un ritratto. Nureyev, uomo difficile e presuntuoso, rifiuta categoricamente: un uomo come lui non può restare fermo per ore e il suo talento non può essere catturato su una tela, il ballo è movimento, la pittura è immobilità. Wyeth, promettendogli di mettere una buona parola con il direttore del New York City Ballet, suo caro amico, affinché prenda in considerazione di assumere Nureyev come Master Ballet dopo Balanchine, lo convince.
I due si incontrano nel corso di molti anni e tra di loro nasce una profonda amicizia in cui si svelano le proprie ambizioni, le proprie difficoltà e le proprie paure. E il proprio rapporto con l’arte.
Wyeth è terrorizzato dal buio, dorme ancora con la luce accesa; Nureyev, scappato dal suo paese, vive costantemente nel terrore di cadere nelle mani del KGB. Entrambi si rifugiano ognuno nella propria arte per cercare lì gli appigli utili ad affrontare le loro più profonde paure. E sono gli occhi, per un pittore, la parte più difficile da catturare e imprimere sulla tela. Come si sa, gli occhi sono lo specchio dell’anima… E negli occhi dell’altro vediamo il nostro riflesso…
Mentre cresce l’intimità tra di loro, i due raggiungono quel luogo da cui non si può più fuggire, in cui ognuno di noi è costretto a fare i conti con se stesso e con ciò che lo spaventa di più. Perché per crescere nella vita e nell’arte, bisogna per forza venire a patti e dialogare con le nostre paure. Anche quella di morire.
La commedia è un’attenta analisi dell’animo di due grandi uomini, tracciata con grazia, leggerezza ed enorme sensibilità. E ci mostra che le paure di un artista, sono poi quelle di ognuno di noi, perché dietro a un artista c’è poi sempre un essere umano, per quanto talentato e famoso possa essere.
CAST: 2U
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