Rumori fuori Scena di Michael Frayn è una commedia/farsa talmente conosciuta e di successo che sembra addirittura che non valga la pena di parlarne. Non c’è anno in cui manchi dai palcoscenici italiani. Alla produzione originale della Compagnia Attori e Tecnici degli anni ’80, ripresa ogni anno sia al Teatro Vittoria di Roma che in giro per l’Italia, si uniscono di anno in anno altre belle produzioni. E il pubblico accorre.
Sappiamo di che si tratta: delle avventure di una sgangherata compagnia teatrale impegnata nella messa in scena di un’ipotetica commedia.
Nel primo atto si assiste alla prova generale della pièce che si regge su un perfetto meccanismo di ingressi e uscite, equivoci e accenti farseschi che pongono non poche difficoltà alla compagnia. Il tutto avviene sotto la direzione di un pignolo regista che, come se non bastasse, nel tempo libero si concede molteplici avventure con le protagoniste femminili.
Nel secondo atto, che si svolge qualche tempo dopo il debutto, la scena si capovolge: il pubblico è invitato a sbirciare dietro le quinte, dove s’imbatterà nelle ripicche e nei litigi tra gli attori che si riflettono nel loro comportamento sul palcoscenico, rendendo lo spettacolo assurdamente esilarante con un irresistibile pastiche di interruzioni, errori, isterie, conflitti, tensioni, riappacificazioni a cui s’intreccerà anche qualche intrallazzo amoroso che sembrerà compromettere definitivamente le repliche della commedia.
Al terzo, ed ultimo atto, infine, si può “godere” della definitiva catastrofe dell‘ipotetica rappresentazione, nel corso di una replica in un fittizio, infimo teatro di paese in cui la compagnia, ormai completamente allo sbando, si trova a recitare.
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